Dado Inviato 5 Settembre 2005 Segnala Inviato 5 Settembre 2005 Come dice il saggio Lorenzo: Bettinelli è un viaggiatore, non un Vespista. Attenzione a non confondere!!! Cita
Vesponauta Inviato 5 Settembre 2005 Segnala Inviato 5 Settembre 2005 ... e proprio per questo [so di essere mooooooooooooooooolto provocatorio!!!!!!] non vorrei che mamma Piaggio lo sfruttasse per farle pubblicità per ciò che le fa comodo (si capisce di cosa parlo). Non vorrei nemmeno arrivare a pensarlo!!!! Cita
chiarodiluna Inviato 5 Settembre 2005 Segnala Inviato 5 Settembre 2005 Alla tappa del coast to coast americana dedica, nell'ultimo libro, poco meno di 20 pagine, definendo il tragitto noioso, luoghi e persone per nulla affascinanti ed interessanti, ovviamente in confronto agli altri paesi attraversati. Si sa che è da sempre attirato dall'america latina e dall'africa soprattutto. E ha ragione, ragionissima!! Cmq lui è un viaggiatore, non un vespista, anche se probabilmente è il vespista più vespista che ci sia. Non sa neanche cambiare la frizione, e i suoi libri sono libri di viaggio. Credo a lui interessi più il viaggio dell'impresa. Ora vive in cina con la sua compagna (o moglie, non ricordo!), e per chi dice che i suoi viaggi sono solitari, come ci ha detto lui a milano "in vespa si becca di brutto!!" ciao chià Cita
Lorenzo205 Inviato 7 Settembre 2005 Segnala Inviato 7 Settembre 2005 da "Rhapsody in black" pag. 175 Avevo sempre pensato che le Vespa di cui di volta in volta ero alla guida avessero qualcosa di umano, non solo di meccanico, nel modo di comportarsi e reagire alle sollecitazioni di strade brutte, climi sbagliati, acquazzoni e polvere, foreste pluviali e deserti. L'avevo notato in altre occasioni, e in questa mattina mozambicana ho avuto soltanto una conferma in più per la mia teoria, e mi dico che le cose devono essere andate all'incirca così: ieri la Vespa era stata male, aveva fatto indigestione o che so io; poi, durante la notte, si era ripresa senza bisogno di dottori o medicine, si era svegliata ancora un po' cagionevole, ma presto aveva recuperato il suo ritmo normale di vita, dopo l'attimo di defaillance e la caduta di zuccheri della notte prima. Quante volte succede a noi umani la stessa cosa; e quante volte era successa a me! Ho ripescato queste righe dal suo ultimo libro: anche se sono poche righe in un libro di oltre 300 pagine le trovo abbastanza vespistiche. Che ne dite? Ma Bettinelli è anche quello di pagina 21: Il pomeriggio successivo, con la macchia arancione del sole che si tuffava dietro i tetti sghimbesci delle case alle mie spalle, camminando per avenida Comandante Vallodia vedo un bambino abbandonato sul marciapiede, attorinato da qualche curioso. E' scosso da convulsioni assurde, atroci. Il suo corpo sembra evacuare da ogni orifizio gli spasmi di uno stupore senza confini, che gli si decanta nell'albume dehli occhi sbarrati: un muco denso dalle narici, un vomito spumoso a imbrattargli il collo, una sorgente di orina a dilatarsi sui suoi pantaloncini sbrindellati, come gli petali marci di un ciclamino, una melma mollicciaa colargli tra le cosce che sbattono sul'asfalto come le zampe di una cavalletta in agonia. Forse gli ultimi spasmi della malaria o di una miseria difficilmente immaginabile, forse colera, forse le scansioni di una malattia sconosciuta; più probabilmente gli ultimi istanti della sua giovane vita. Questo è il Bettinelli che ringrazio per farmi vedere grazie ai suoi occhi ciò che io non posso raggiungere nemmeno guardando 1000 telegiornali. Quando mi capita di andare a Milano per qualche apritiVOL se non sono troppo in ritardo mi piace passando da corso Sempione fermarmi alle vetrine del Piaggio Center. Nell'ultima vetrina dopo l'angolo, proprio di fronte al ristorante "anema e cozze" nella luce giallognola delle sue insegne c'è il PX di Bettinelli del suo viaggio dall'Australia alla Tierra del Fuego. Mi piace sapere che è li. Toccarlo o solo guardarlo e pensare a tutti i posti da cui è pasato per me è già viaggiare. Cita
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