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Inviato

7 agosto

La mia bandiera.
C'è chi la odia e chi la ama. Io faccio parte della seconda categoria. Mi sento fortunato ad essere italiano, perché nel mio piccolo, ho viaggiato un po' e mai come in Italia ho trovato bellezza, cultura, ospitalità, gioia, emozioni e sapori.
Essere italiano, nel mondo, spesso è un buon biglietto da visita che ti apre tante porte. Chi c'è stato ne declama le bellezze, chi non c'è stato, sogna di andarci e ti tempesta di domande.
Ho sempre avuto l'orgoglio di appartenenza. Secondo me è una cosa innata: o ce l'hai o non ce l'hai. Bisogna avere qualcosa in cui credere, per cui lottare, altrimenti la vita perde di gusto.
La bandiera che vedete in foto la custodisco da anni. È una di quelle di fattura militare, fabbricata con materiale resistente, non di quelle che trovi in allegato col corriere della sera quando l'Italia gioca i mondiali.
Quattro anni fa il mio amico Francesco Pellizzoni , si apprestava a volare a Boston per ambire al titolo mondiale di Powerlifting. Francesco nel suo sport ha saputo primeggiare a livello nazionale, europeo e mondiale come nessuno. Da quando era adolescente la passione per la ghisa lo ha rapito e strada facendo, con sacrificio ed abnegazione è riuscito ad ottenere risultati enormi. Lo ha fatto senza "aiutini", con sudore e costanza. Per me è un simbolo di atleta pulito da prendere come esempio e non ha nulla in meno di tutti gli atleti che vediamo in questi giorni gareggiare alle
Olimpiadi
 
.
Ebbene, prima che partisse, gli diedi la mia bandiera e gli dissi: "mi piacerebbe che tu la sventolassi sul podio, perché sono sicuro che ci salirai". Lo vidi quasi commosso. Sapevo del suo attaccamento alla bandiera e sapevo di fargli cosa gradita. Era alla soglia dei 40 anni e vedeva questo evento come la fine di un'era. Francesco volò a Boston e tornò col titolo mondiale assoluto. La bandiera negli anni successivi divenne il suo amuleto portafortuna e lo seguì anche in Kentucky, in Indiana e Belgio nel 2019, dove in tutte le occasioni divenne campione del mondo.
A fine stagione decise di ritirarsi dalle gare con un palmarès ineguagliabile: 70 titoli italiani, 14 europei e 9 mondiali nelle specialità squat,stacco e panca. In tutte e tre le categorie ha inoltre stabilito diversi record mondiali.
Conservò la bandiera fino al giorno prima della mia partenza. Me la consegnò a Salsomaggiore e mi disse: "vai e sventolala nel cielo del Giappone, sono sicuro che ci arriverai". La bandiera era diventata pesante. Dovevo onorare la gloria e la passione con cui l'aveva custodita lui.
Non sono arrivato in Giappone, ma poco importa, la mia bandiera l'ho dispiegata; anzi, adesso è la NOSTRA bandiera. E non è solo mia e sua, è di tutti noi, tutti quelli che credono in qualcosa, anche solo in se stessi.
Non c'è sconfitta nel cuore di chi lotta!
 
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